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Presentazione FORIO D'ISCHIA

Il nome con cui l’isola di Ischia è conosciuta nelle fonti greche, Pithekoussai, è fatto derivare, con una falsa etimologia accolta già dagli antichi (Licofrone, Strabone, Ovidio), dalle scimmie (in greco  pithekos= “l’isola della scimmia”), ovvero dalle giare, in greco pithoi (secondo Plinio, con riferimento all’ottima argilla da cui trasse incentivo la fiorente produzione vascolare locale). In realtà sembra invece trattarsi di uno di quei toponimi desinenti in –oussa che si ricollegano al sostrato mediterraneo, ritrovandosi dispersi su una vastissima area geografica costiera, dall’Asia Minore all’Iberia; il sufiisso costituirebbe un indizio della penetrazione di genti egeo-anatoliche nel golfo di Napoli molti secoli prima dell’inizio della colonizzazione greca di età storica. Anche il nome con cui l’isola fu nota ai Romani, Aenaria, e che veniva erroneamente collegato con un sedicente termine etrusco Inarime o Arima, scimmia, è con tutta probabilità nient’altro che la denominazione fenicia di Ischia, risalente quindi all’epoca — VIII-VIIsecolo a.C. — in cui i Semiti frequentavano lo scalo euboico e gli altri porti dell’Italia centrale a fini commerciali: il nome sembra infatti contenere come prima componente il nome fenicio di “isola”, ay, seguito da un genitivo plurale di incerto significato (identica forma genetivale presentano i toponimi fenici di molte isole mediterranee, come Ayrenim, Pantelleria, in greco Kossyra). Gli Eubei che all’inizio dell' VIII secolo a.C. approdarono ad Ischia erano stati preceduti, fra il XV e il XIII secolo a.C., da altre genti greche muoventi dalle citta micenee: frammenti di vasi importati dall’Egeo sono stati infatti rinvenuti, oltre che a Vivara, nel villaggio indigeno di civiltà appenninica del promontorio del Castiglione, fra Porto d’Ischia e Casamicciola, distrutto da un’ eruzione vulcanica verso la fine dell’VIII secolo a.C. I Micenei giunti per i loro commerci nel golfo di Napoli non trovarono dunque le isole disabitate: anche sull’acropoli di Monte di Vico presso Laco Ameno, ove si sono concentrati a partire dagli anni cinquanta gli scavi di G. Buchner, è apparso un insediamento con ceramica appenninica della tarda età del Bronzo.