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MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE - Paestum - Salerno -
Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum, inaugurato nel 1952, nacque dal bisogno di dare decorosa sistemazione all’imponente ciclo scultorio rappresentato dalle scoperte dello Heraion del Sele. Un ampliamento si ebbe nel 1970 per far posto al gran numero di tombe dipinte che furono scoperte tra il 1968 ed il 1969; sicché possiamo ora distinguere alcuni nuclei principali:
a) le metope arcaiche sistemate all’altezza ritenuta originaria dagli scopritori e la sala accanto in cui si trovano le metope del tempio maggiore del Sele con altri frammenti architettonici in pietra dallo stesso tempio oltre ad alcune metope di edifici non identificati;
b) la galleria al piano terra dopo l’ingresso con i materiali votivi dal Sele (lato sud, a destra entrando) ed una scelta di corredi della necropoli (corridoio opposto all’ingresso e quello successivo a sinistra dell’ingresso);
c) galleria superiore con una scelta di materiali in ordine cronologico dalla necropoli del Gaudo (II millennio a.C.) fino alla cittĂ romana;
d) gallerie successive alla sala metope del tempio maggiore, dove si troverà una scelta delle tombe dipinte del IV secolo a.C. ed, in fondo, la sala in cui è esposta la Tomba del Tuffatore (V secolo a.C.)
TOMBA DEL TUFFATORE
La sepoltura, appartenente ad un individuo di sesso maschile, è come gran parte delle deposizioni coeve, del tipo a cassa, formata da quattro lastre di travertino e lastrone unico di copertura. L’eccezionalità della sepoltura è costituita dalle pitture che decorano le quattro pareti e la lastra di chiusura, rispettivamente con scene di banchetto e raffigurazione di un personaggio ritratto nell’atto di tuffarsi da un alto pilastro in blocchi in uno specchio d’acqua, da cui appunto deriva il nome la sepoltura. La rappresentazione del banchetto è un’esaltazione delle pratiche conviviali, care all’aristocrazia greca, insieme al canto, alla musica, alle attività sportive; in altra chiave deve, invece, essere letta la scena del tuffo, che simbolicamente rappresenta il passaggio dalla vita alla morte, reso attraverso il salto nell’ignoto per eccellenza, l’Okeanos, che si estende al di là del mondo conosciuto, espresso nei suoi limiti dalle colonne d’Ercole, ravvisabili qui nel pilastro da cui il giovane si lancia.
Le pitture sono state realizzate da due diversi artigiani e rivelano nella comune tecnica a contorno marcato ed ampie campiture di colore, numerose incertezze e ripensamenti nell’esecuzione. Il corredo che accompagna il defunto è costituito oltre che da una lyra, strumento musicale a corde, che utilizza come cassa armonica il guscio di una tartaruga, da una lekythos che, insieme alle pitture, contribuisce a datare con precisione la sepoltura al 480/470 a.C. E’ questo, dunque, il solo esempio di pittura funeraria che si conosca a Paestum per il V secolo a.C.
archivio musei
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