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VISITARE ASSISI
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BASILICA SAN FRANCESCO
San Francesco morì all’età di circa 44 anni e già due anni dopo, il 16 Luglio 1228,ebbe luogo la solenne canonizzazione in Assisi. In questo stesso giorno il Pontefice pose la prima pietra della futura Basilica di San Francesco, destinata a diventare Capo e Madre dell’Ordine Francescano. Nella prima fase della costruzione i lavori furono diretti dal Vicario Generale di San Francesco Frate Elia da Assisi, che dal 1232 era ministro generale dell’Ordine. Con la deposizione di Frate Elia da questa carica cessò anche la sua attività di organizzatore e soprintendente della fabbrica. Si suppone che il Santuario sia stato progettato fin dal principio come chiesa a due piani, di cui la parte inferiore, destinata ad accogliere le spoglie di San Francesco, sarebbe stata la chiesa commemorativa, mentre la parte superiore era destinata alle funzioni liturgiche di carattere ufficiale; infatti nell’abside della chiesa superiore si erge il trono papale ed il Sommo Pontefice stesso è Vescovo di questa chiesa. La Chiesa inferiore, invece, assumeva nella struttura architettonica del complesso la funzione tipica di “criptaâ€, cioè di mausoleo eretto sul sepolcro di un Santo, come nelle antiche chiese paleocristiane. Solo più tardi, nel 1749 ,sotto il pontificato di Benedetto XIV, fu eretto anche nella Chiesa inferiore un secondo trono papale per privilegio. Moltiplicandosi il numero degli altari, si moltiplicò pure il numero delle messe celebrate, che ben preso superò quello della Chiesa superiore. Il Santuario di Assisi è una delle più antiche chiese gotiche sul suolo italiano; la costruzione della basilica era da poco terminata che già ebbe inizio la decorazione pittorica. Giustamente fu detto che “architettura e pittura formano un’unità inscindibileâ€: infatti gli affreschi, previsti fin da principio, fanno parte dell’architettura della chiesa. Nessun’altra Chiesa può, da questo punto di vista, reggere il confronto con la Basilica di Assisi. Le ampie superfici sulle pareti di entrambe le chiese sovrapposte parevano create appositamente per accogliere il poema pittorico che riveste oggi l’interno della Basilica.
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BASILICA DI SANTA CHIARA
A tre anni dalla morte e a un anno dalla canonizzazione di S. Chiara si iniziò nel 1257 con la costruzione della chiesa e del convento attiguo delle Clarisse, che dal 1212 avevano vissuto a S.
Damiano. Il sito era quello della Chiesa di S. Giorgio, dove fu sepolto S. Francesco, prima di essere traslato nel 1230 nella basilica. L‘edificio è caratterizzato dall‘esecuzione di tutto il corpo con fasce rosa e bianche e dai maestosi archi rampanti di sostegno ai due lati della chiesa. Sul lato destro della navata si apre la "Cappella del Crocifisso" che, insieme alla successiva "Cappella del Sacramento", fu parte della navata della precedente Chiesa di S. Giorgio, dove Gregorio IX canonizzò S. Francesco nel 1228. Dietro alla grata, reliquie di S. Francesco e di S. Chiara. Nella cappella successiva, affresco di Puccio Capanna (1340-46), "Madonna col Bambino in trono con i Ss. Chiara, Giovanni Battista, Michele Arcangelo e Francesco", ed altri affreschi della scuola di Giotto e di Lorenzetti. Nella crociera di destra, tavola con la Vita di S. Chiara del cosiddetto Maestro di S. Chiara (fine XIII sec.). L‘altare maggiore è racchiuso da un colonnato di 12 colonnine poligonali, opera di uno scalpellino umbro del XV secolo, con una cancellata in ferro battuto del XVIII secolo. Nella crociera di sinistra, affresco staccato con Natività giottesca del XIV secolo. La tavola bizantineggiante del tipo Hodegetria sulla parete sinistra, Madonna col Bambino, è di un artista ignoto del XIII secolo.
Nelle lunette, scene dal Vecchio Testamento. Nella cripta, costruita nel 1850-72, ristrutturata nel 1935 in forme neogotiche, si conserva il sarcofago con il corpo di S. Chiara, ritrovato nel 1850.
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VIA SAN FRANCESCO
Dalla Basilica di San Francesco, percorrendo il lungo rettilineo di Via S. Francesco, si raggiunge Piazza del Comune. Sulla sua sinistra si affaccia la Casa dei Maestri Comacini, appartenuta nel XV sec. a dei maestri edili comaschi operanti in zona; segue per un lunghissimo tratto la facciata barocca del Palazzo Giacobetti (di Giacomo Giorgetti, XVII sec.), con un monumentale balcone centrale poggiante su dei mensoloni. Oggi vi è ubicata la Biblioteca Comunale, l‘Archivio del Sacro Convento, l‘Archivio Comunale e quello Notarile. Fra i gioielli della Biblioteca, la Bibbia di S. Ludovico di Tolosa, con miniature del XII sec. francese, e il più antico testo degli Scritti di S. Francesco e del Cantico delle Creature.
Sul lato opposto della strada, l‘Oratorio dei Pellegrini. Fu eretto nel 1432 dalla Confraternita di S. Giacomo e S. Antonio, che gestiva un ospedale per pellegrini annesso non più esistente. L‘affresco sulla facciata, Cristo risorto e Ss. Giacomo e Antonio Abate, è di Matteo da Gualdo (1468). L‘interno è quasi completamente ricoperto da affreschi. Poco oltre, sempre sulla destra, si aprono i sette archi del portico del Monte Frumentario, antico ospedale e ricovero del 1267, seguito dalla Fonte Oliviera, bella fontana del 1570. Camminando per altri 150/200 metri si arriva in Piazza del Comune.
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BASILICA SAN RUFINO
La maestosa Cattedrale San Rufino era stata eretta in età altomedievale, per custodire le reliquie del vescovo e martire locale San Rufino. Fu quindi ricostruita dal vescovo Ugone intorno al 1029, a seguito di un evento miracoloso narrato da San Pier Damiani. Successivamente, nel 1035, vi fu trasferito il titolo di Cattedrale, fino ad allora legato a Santa Maria Maggiore.
Nel 1140 venne quindi fondata la nuova chiesa, l'attuale, ideata dall'architetto eugubino Giovanni. Giunto nella Piazza della cattedrale, il visitatore rimane affascinato dalla splendida facciata dell'edificio sacro, considerato uno dei monumenti più significativi dell'arte romanica in Umbria. La stessa facciata, opera di lapicidi umbri del secolo XII, creazione romanica dove trionfa l'ideale di armonia classica, risulta suddivisa in tre sezioni: su quella inferiore si aprono i tre portali in pietra finemente lavorati e alla cui base poggiano leoni e grifi; su quella centrale, divisa dalla precedente da una fila di colonnine, si stagliano i tre rosoni.
Il campanile quadrato, che si innalza sulla parte sinistra della facciata, possente e autonomo nell'architettura, appartiene all'edificio del secolo XI, e si fonda su una cisterna romana.
L'interno è basilicale a tre navate, completamente rinnovato, nel 1571, da Galeazzo Alessi.
L'elegante tabernacolo in terracotta, che racchiude il sacro fonte, venne eretto nel 1882, quando Assisi celebrò il VII centenario della nascita di San Francesco. Il dipinto è di D. Bruschi.
Due gli altari di particolare interesse per la pietà popolare: la cappella della Madonna del Pianto e quella di San Vitale. Pregevole è la cappella del Sacramento, disegnata ed in parte affrescata dal Giorgetti (1663). Le nove tele che decorano le pareti, rappresentanti scene del Vecchio e Nuovo Testamento, sono attribuite al secentesco Andrea Carloni. Sopra l'ultimo altare destro è un Cristo adorato da Santi di Dono Doni (1555); sui due altari a lato del maggiore, sono altre due opere dell'artista assisiate: Deposizione (1562) e Crocifissione (1563).
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IL TEMPIO DI MINERVA
Il tempio risale al periodo tardo-repubblicano, cioè al I sec. a. C. Fu eretto dai quatuorviri Gneo Cesio e Tito Cesio Prisco a loro spese, ma probabilmente non fu dedicato a Minerva, come si pensò in seguito al ritrovamento di una statua femminile, bensì ad Ercole, di cui si è trovato una lapide votiva. La facciata è sorprendentemente ben conservata, ancora nello stato originale, con le sue sei colonne scanalate, con capitelli corinzi, che poggiano su dei plinti che, per mancanza di spazio, sono collocati sulla scalinata che si inoltra nel pronao. Nel 1539 nella sua cella a pianta rettangolare, sfondata allo scopo, si costruì la chiesa di S. Maria sopra Minerva, ulteriormente modificata in stile barocco nel XVII secolo. Per Johann Wolfgang von Goethe, durante il suo viaggio in Italia, questo fu il primo monumento integro dell‘antichità che avesse visto e ne restò entusiasta (1786).
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